La città del 900
Nella Piazza del Popolo la Torre Civica, rivestita completamente da travertino che ne esalta la verticalità, è tutt’uno con l’arcone d’ingresso della sede del Municipio e per questo sembra autonoma rispetto al porticato dell’intero edificio, di cui è invece parte integrante.
La sua forma ricorda il ricco e vario repertorio di torri medievali italiane, decorate dai simboli civici, che anche qui si affiancano all’arco, all’orologio, alle sculture, alla campana.
Dall’atrio è visibile il bel giardino interno con la “Dafne” di Elisabetta Majo (1896-1972), rappresentata prima della sua trasformazione in alloro. Gli edifici che circondano la piazza ripropongono il basso portico architravato e lo stacco tra il travertino e l’intonaco: si tratta dell’attuale Circolo Cittadino ( ex O.N.D. e F.N.F), dell’ex Albergo Littoria, poi d’Italia e di parte dell’ex Cinema Teatro dell’Aquila.
L’edificio eseguito dall’Opera Nazionale combattenti (O.N.C.) è a due piani con piano rialzato a portico, rivestito in travertino e cortina, con copertura a tetto. La Torre civica con orologio, alta m. 32 è sormontata da un’asta portabandiera, la cella campanaria contiene una campana eseguita su disegno di Frezzotti. L’ingresso al municipio è sormontato da loggia con lapide commemorativa. All’interno l’ampio giardino è ornato da una statua bronzea (Dafne, 1923) dell’artista E. Mayo donata nel 1933 dalle Confederazioni Fasciste dei Datori di Lavoro e dei Lavoratori.
Il piano terra ha ospitato per qualche anno la Galleria d’Arte Moderna di Littoria (istituita nel giugno del 1936), mentre al piano superiore si trovavano gli uffici comunali, la sede del P.N.F (Partito Nazionale Fascista) e le organizzazioni sindacali.
La fontana, posta al centro di un giardino all’italiana, rappresenta la trasformazione del territorio: un monumento all’acqua con la sfera in travertino collocata nel 1939, fulcro dell’impianto della città.
Il Palazzo delle Poste è un edificio di Latina progettato dall’architetto ed ingegnere Angiolo Mazzoni.
Costruito in occasione della fondazione dell’allora Littoria, fu inaugurato, assieme alla città, il 18 dicembre 1932 alla presenza di Benito Mussolini.Il sopralluogo per scegliere l’area su cui costruire il palazzo fu effettuato il 17 aprile 1932 dall’architetto Mazzoni, dal commissario Cozzolini dell’amministrazione delle Poste e Telegrafi e dall’ingegner Pappalardo dell’Associazione Nazionale Combattenti. In questo frangente Oriolo Frezzotti inviò a Mazzoni i disegni del suo Piano Regolatore per Littoria ed in particolare uno schizzo dell’area in cui si prevedeva l’insediamento del nuovo edificio postale. Per l’esecuzione dei lavori fu messa a disposizione dal Ministero la somma di 890.000 Lire.Il giorno dopo l’inaugurazione, sulla “Gazzetta del Popolo”, Filippo Tommaso Marinetti scrisse che tra i valori artistici ideati dall’Architetto Mazzoni in questo edificio noi ammiriamo specialmente le grandi alte grate semicilindriche di difesa conto le zanzare malariche. Si tratta di una di quelle bellezze sorprendenti originali che risultano da una trovata costruttiva con scopo funzionale.Così Mazzoni, avendo il compito di difendere una casa dalle zanzare malariche, sostituisce alle solite, piccole grate malariche, dei forti motivi architettonici di rete metallica. Esempio questo di una utilità che diventa bellezza, trovata, lirismo. In altri termini, superamento futurista del semplice razionalismo. Tuttavia, nel 1934, le grate antimalariche vennero smantellate su ordine diretto del Duce perché offendevano la vittoria con cui si riteneva ormai conclusa, per il regime, la battaglia ecologica contro la malattia, anche se i censimenti dell’epoca registravano ancora un alto tasso di mortalità proprio a causa della malaria.
Sempre nel 1934 Littoria venne promossa a capoluogo di provincia e, di conseguenza, anche l’edificio postale dovette assolvere nuove mansioni; fu così che l’architetto Mazzoni curò il progetto per il suo ampliamento. Il disegno che ne scaturì era di grande qualità architettonica, ma fu bocciato dal neoministro Puppini che, ravvisando un contrasto tra l’ubicazione del nuovo edificio e l’assetto urbanistico previsto dal Piano Regolatore vigente, consigliò come possibile soluzione l’ubicazione in asse col viale Principessa di Piemonte (oggi viale Italia). Mazzoni studiò pertanto una soluzione conforme al volere delle amministrazioni.
Dopo l’intervento di ampliamento del 1934 non si registrano altri interventi significativi sino al 1960 quando venne ritenuto indispensabile un ulteriore ampliamento dell’immobile.
La cattedrale di San Marco è il principale luogo di culto di Latina.
Il 30 giugno 1932 venne posta la prima pietra della città di Littoria, in seguito ridenominata Latina, ideata come ulteriore comune affiancato a quelli preesistenti di Cisterna e Terracina. Il progetto del nuovo centro abitato venne affidato all’architetto Oriolo Frezzotti, che progettò, fra gli altri edifici, anche una chiesa da collocarsi nel cuore dell’abitato, affinché insieme all’antistante piazza, intitolata originariamente ai Savoia, costituisse il polo religioso ed educativo della città (in quanto su di essa prospettava anche la sede dell’Opera nazionale Balilla).
La costruzione del luogo di culto iniziò nel 1932 e terminò l’anno successivo; il 18 dicembre 1933 la chiesa venne inaugurata e consacrata. La parrocchia venne istituita il 23 novembre 1933 dal cardinale Enrico Gasparri, vescovo di Velletri; la Società salesiana di San Giovanni Bosco fu invitata da Pio XI a prendere la responsabilità di San Marco dopo le insistenze della popolazione locale e di Benito Mussolini.
Il Palazzo M è considerato l’edificio di Latina più rappresentativo dell’epoca fascista.
Dal rivestimento in travertino, faceva parte con l’ex Caserma G.I.L. del Foro Mussolini. E’ stato per molto tempo sede di istituti scolastici. Durante la guerra è andata distrutta la torre centrale, che nei colori dei materiali avrebbe dovuto evocare quelli della bandiera italiana e che nella parte alta richiamava l’immagine di un’aquila imponente.
Venne realizzato tra il 1938 e il 1942. La sua denominazione e la sua forma architettonica richiama l’iniziale del cognome di Mussolini. In principio, Palazzo M era parte di un monumentale progetto, il Foro Mussolini o Littorio, nel quale erano previsti una Caserma e una palestra per le organizzazioni giovanili e della sede della Casa del Fascio. Con l’avvento della Seconda Guerra Mondiale, il progetto non vide mai la piena realizzazione, furono solo completati la Casa del Fascio, già sede della Federazione dei Fasci di combattimento e la Caserma della Gioventù Italiana del Littorio (G.I.L.) e una torre posta sull’asse centrale che nei colori dei materiali avrebbe dovuto evocare quelli della bandiera italiana e che nella parte alta richiamava l’immagine di un’aquila imponente. abbattuta nel 1944. Nella parte antistante del palazzo si ergono due delle quattro statue marmoree che ornavano la Casa del Contadino (1938) demolita nel 1963, ossia “La madre rurale” e “La portatrice di pane”.